“La misericordia è l’amore che accoglie l’altro nella sua debolezza, nelle sue fragilità, nei suoi peccati. È l’amore immeritato nel quale Dio ti dice: “ti voglio bene lo stesso, credo in te, va in pace e non peccare più”. Questo riapre una via di fraternità e comunione al di là delle divisioni create dai nostri peccati, delle spaccature che si aprono quando le nostre opposte chiusure si scontrano e non siamo più capaci di perdonarci”. Queste le parole del Vescovo Armando, mercoledì 10 febbraio in Cattedrale, in occasione del ritiro del Clero di Quaresima con il rito dell’imposizione delle Ceneri. “È questa misericordia di Dio – ha proseguito il Vescovo – che dobbiamo far percepire alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa. È questa apertura che non giudica ma accoglie sempre, che noi dobbiamo far percepire alle persone che non credono in Dio e a volte hanno l’impressione che i cristiani li guardino un po’ dall’alto in basso, con tono di giudizio o di compatimento. L’amore Crocifisso è per tutti. Non ci sono posizioni privilegiate, perché nessuno può vantarsi di essersi meritato quell’amore. Tutti siamo peccatori, la sua misericordia ci raggiunge tutti come un dono che ci precede sempre”.
Il Vescovo ha messo in evidenza come di questa misericordia abbiamo bisogno per oltrepassare le divisioni che si aprono anche dentro le nostre comunità, quando fissiamo lo sguardo ciascuno sul peccato dell’altro. “Allora ci blocchiamo, nella vana pretesa che sia l’altro a cambiare. Torniamo invece insieme a guardare il Crocifisso, che per primo si è mosso verso di noi, che non ci chiede nulla se non di lasciarci voler bene, di accogliere il suo amore. Solo questo scioglie le nostre durezze e le nostre pretese di giustizia verso gli altri, fa rinascere in noi la riconoscenza per la misericordia che sempre Dio ha verso di noi, apre il nostro cuore a vivere noi stessi la misericordia verso i peccati degli altri. Il Crocifisso – ha proseguito il Vescovo – per noi è un Dio-uomo, il nostro Dio, che in Gesù non si è risparmiato per sostenere la fatica del nostro viaggio. Il Crocifisso è l’amore che non lascia niente di intentato perché certe lacrime e certe sofferenze non siano inutili. Se chi esercita il potere guardasse al Crocifisso con vera e autentica devozione, difficilmente riuscirebbe a ignorare il bisogno degli ultimi. Se chi possiede beni guardasse negli occhi il Crocifisso, difficilmente resterebbe indifferente dinanzi agli stenti di tante famiglie. Se la stessa Chiesa e coloro che in essa hanno responsabilità smettessero di considerare il Crocifisso come un complemento di arredo delle nostre chiese e lo venerassero come l’unica scuola da frequentare e l’unico libro da leggere, anche la nostra pastorale prenderebbe altre strade e stabilirebbe altre priorità! Dio non si stanca dell’uomo. E la Chiesa esiste per ricordare “di generazione in generazione” la presenza, anche dentro alle più laceranti devastazioni dell’umano, anche dentro al deserto di senso in cui dimoriamo, della misericordia di Dio che perdona. Non esiste tenebra nella vita e nel cuore dell’uomo, che quella croce non possa rischiarare. L’amore cruciforme di Dio è ciò di cui l’uomo ha bisogno, è ciò che l’uomo cerca, da sempre. A volte l’uomo non riesce a dare un nome a questo desiderio; a volte lo confonde con altro e prova goffamente a riempire la propria esistenza con altri tipi di amore, assolutizzandoli, proiettando in essi un’attesa che in realtà non può essere soddisfatta. Dentro di noi esiste un richiamo ‘naturale’ a una pienezza che ci interpella continuamente, un desiderio, un ‘cuore inquieto che desidera il bene, il bello, il vero, nel grado sommo e ogni realtà che va contro questo lo sentiamo come stonatura. Per chi ha la grazia di incontrare sul proprio cammino l’amore sconfinato di Dio le cose cambiano. Si ha la certezza di essere amati, qualsiasi cosa accada”.
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