«Portate la fiamma dell’amore misericordioso di Cristo»

16.11ftGMGDiocesana1Un appuntamento atteso, quello della Via Crucis cittadina e GMG diocesana, che ogni anno si snoda per le vie della città di Fano per raggiungere la Cattedrale. Per l’appuntamento di venerdì 18 marzo si è deciso di partire da via Simonetti, nella zona del “Lido”, luogo simbolo della frequentazione giovanile. Ai numerosi presenti che ogni volta non si vogliono privare di questo appuntamento preparatorio alla Settimana Santa, è stato proposto il cammino delle sette parole di Gesù sulla croce. Un percorso particolare, che fa ruotare la prospettiva di tutta la narrazione attorno alla croce stessa, alternando il punto di vista di Cristo a quello di chi, da sotto, guardava attonito quello che succedeva, comprendendo solo allora la vera regalità di quel Dio che mai ha abbandonato la sorte dell’uomo.

Queste sette parole non possono non incidere il cuore, così come ha detto lo stesso vescovo Armando che, da varie angolazioni, ha portato tutti a considerare la croce non come un evento storico lontano dalla nostra vita, piuttosto come uno stile che ciascuno può mettere in pratica. «Uno spettacolo che sorprende. – ha commentato il Vescovo – Sorprende perché appare tutta la malvagità dell’uomo che non esita a condannare l’innocente e che, nel contempo, fa emergere tutta la profondità e l’ostinazione del perdono di Gesù». Questo a ulteriore prova che «il peccato non è la realtà ultima, perché è superato dal perdono di Dio».
Da una parte la misericordia senza fine di Dio e, dall’altra, la consapevolezza dell’esistenza del male. «La croce insegna che la malvagità esiste e che occorre vederla, scoprirla, denunciarla, ammetterla. Se dunque la crocifissione è uno spettacolo perché mostra la malvagità, lo è ancor più perché mostra il perdono. Per questo il discepolo di Gesù è, nel contempo, serio e sereno».
E in questa concitata sequenza di eventi che, affidata alla contemplazione di ciascuno, sembra dilatarsi in un tempo lungo come un’intera vita, ci porta a guardarci intorno. Qui vediamo le altre persone che costituiscono le folle, ovvero un frammento di umanità che ci accompagna. Esse accorrono, guardano, comprendono e si “battono il petto”. «Non è concesso guardare da spettatore. La croce è infatti uno spettacolo che devo ridisegnare dentro la mia vita, anche se so che non riuscirò mai a farlo completamente. Per questo devo contemporaneamente viverlo e ricordarlo, mostrarlo e raccontarlo». In questo però si annida l’antica tentazione dell’uomo di cercare di sottrarre a Dio il ruolo di protagonista. Tentazione che spalanca la porta alla possibilità del tradimento di quanto Gesù ci insegna dalla sua “cattedra della croce”. A fronteggiare la quasi certezza della nostra fallibilità troviamo però la capacità di Dio di ascoltarci e di perdonarci in ogni contesto, anche alla fine, così come fa Gesù, mostrando compassione dal centurione al ladrone.
Se durante il cammino è stato presentato il messaggio di papa Francesco per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, in cui invita a farsi interpreti della beatitudine dei misericordiosi, anche il vescovo Armando ha voluto coniugare la propria esortazione ai giovani prendendo in prestito alcune parole del vescovo di Roma: «Carissimi giovani, portate la fiamma dell’amore misericordioso di Cristo negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confini della terra».
Da questo invito, i giovani hanno letteralmente preso su di loro la croce, con l’impegno a farla uscire dalle chiese e a portarla nelle strade. Ecco dunque che la croce che ha accompagnato l’intero pellegrinaggio verso la Cattedrale è stata consegnata di mano in mano da un lungo cordone di giovani, fino ad arrivare sul piazzale, di fronte alla Porta Santa, pronta a incontrare il dramma di altri cuori e facendo loro intuire la speranza del sepolcro vuoto.

Matteo Itri

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