Domenica 17 Aprile la nostra Diocesi ha celebrato il Giubileo del Migrante presso la chiesa giubilare di Santa Maria della Misericordia in Cartoceto.
La celebrazione giubilare è stata presieduta dal Cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, nella cui provincia ecclesiastica rientra l’isola di Lampedusa, teatro di numerosi sbarchi di migranti provenienti dal Mediterraneo. Il Cardinal Montenegro è inoltre Presidente della Caritas Italiana e membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti della Conferenza Episcopale Italiana.
Montenegro ha iniziato la solenne celebrazione eucaristica riprendendo le parole che Papa Francesco ha pronunciato a Lesbo: “È necessario vederci tutti come fratelli”. Con le stesse parole ha introdotto Andrew, un migrante ospite nel territorio diocesano al quale, nel corso della celebrazione, sono stati conferiti i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Nell’omelia, il Cardinale ha commentato l’immagine di Dio-Buon Pastore, evidenziando come l’uomo, istintivamente, è portato ad immaginare Dio come essere immenso, potente ed irraggiungibile: Dio, invece, ha lasciato il cielo e si è fatto uomo, per stare insieme a noi.
Montenegro ha poi invitato tutti ad essere portatori del messaggio cristiano, diffondendolo per mezzo di azioni concrete che siano sostanza dell’annuncio: in questo modo, infatti, è possibile suscitare, negli altri, il desiderio di Dio.
Il Cardinale ha, naturalmente, affrontato il tema degli attuali fenomeni migratori, anche per mezzo di piccoli frammenti di quotidiano che lo stesso ha vissuto, in ragione delle funzioni che esercita in un territorio direttamente interessato da un elevato flusso migratorio.
Montenegro ha invitato l’assemblea a riflettere sulla comodità con cui ci è concesso vivere la nostra fede cristiana, così “naturale” da divenire, a volte, annacquata: nei Paesi di provenienza dei migranti, invece, essere cristiani e professare la propria fede può costituire un notevole rischio per la propria vita. Non manca chi è costretto a fuggire dalla propria terra proprio per ragioni religiose.
Montenegro ha invitato a riflettere sul male determinato dai muri e dalle divisioni: in questo senso, dice, la soluzione all’attuale crisi migratoria non sarà determinata erigendo nuovi muri, ma abbattendo quelli già esistenti. Il Cardinale ha ricordato che ogni atto di carità compiuto nei confronti dei migranti costituisce atto di fede: dire “sì” ad un uomo bisognoso è dire “sì” a Dio. Al riguardo, durante la celebrazione si è pregato per il progetto “Rifugiato a casa mia”, proposto dalla Caritas Diocesana.
Montenegro ha poi conferito i sacramenti della iniziazione cristiana ad Andrew, accompagnato dalla sua madrina Rita, la donna che lo ospita attualmente. Il Cardinale ha chiesto ad Andrew, una volta entrato ufficialmente nella comunità cristiana, di divenire lui stesso strumento di annuncio della Parola.
Pier Federico Orciari