Prendersi cura della terra

16.14ftTerreMezzo2Al secondo appuntamento di Terre di mezzo, svoltosi nella serata di martedì 12 aprile presso la Sala del Consiglio comunale di Fano, si è proseguito il dibattito su alcune delle tematiche toccate da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Il libro che è stato presentato per l’occasione è stato infatti Abiterai la terra, edito dall’Editrice AVE, in cui il documento del Papa viene declinato secondo la sensibilità di esponenti di diversi settori. Nella serata di martedì scorso sono a tal proposito intervenuti Paolo Taffetani, professore di botanica presso l’Università Politecnica delle Marche, e Daniele Garota, noto biblista, moderati da Laura Giombetti, per un’appassionata dissertazione sul prendersi cura della terra.

Di fronte alle tante crisi di cui siamo testimoni e che coinvolgono ogni ambito, descritte dallo stesso pontefice con tratti per certi versi inquietanti, è quanto mai opportuno rilanciare la sfida che ognuno può raccogliere sul piano della responsabilità individuale, approcciando il tema della cura della casa comune secondo i molteplici punti di vista della quotidianità di ciascuno. Il tutto sta nel comprendere se siamo effettivamente arrivati a un punto di non ritorno, argomento sul quale i due ospiti si sono confrontati secondo due visioni nettamente diverse fra loro, una tecnica e una teologica, ma dall’epilogo comune.

«Nel tempo, l’interesse economico privato, di alcuni singoli, ha prevalso sul fine comune. – ha introdotto il suo intervento il professor Taffetani – Come è accaduto con i pannelli fotovoltaici, che avrebbero potuto essere installati su edifici già esistenti anziché a terra, senza così sottrarre terreno all’agricoltura». Sono poi fioccati gli innumerevoli esempi che, prendendo in analisi le varie forme di energie rinnovabili, hanno passato in rassegna le strategie impiegate nel tempo da agricoltura e zootecnia, permettendo di portare alla luce quanto le scelte dell’uomo hanno in definitiva modificato la natura. Una natura che è mutata non solo in termini di biodiversità, ma anche per quanto riguarda l’evoluzione morfologica del territorio stesso.

«La terra viene avvelenata! Abbiamo distrutto, negli ultimi decenni, quanto avevamo conservato intatto sin dalla creazione. – ha rilevato Daniele Garota – Pensate che nella Scrittura non esiste il concetto di natura come lo intendiamo oggi, semmai troviamo il termine “creazione”, per l’appunto, ripreso poi anche da papa Francesco in quest’ultima enciclica». Coltivare e custodire. Questi sono i compiti affidati all’uomo quando è stato posto nell’Eden. «Ma l’uomo ha disobbedito, ha causato la rottura. Da qui inizia la storia umana connotata dal sudore della fronte, dal dolore e dalla morte». Il biblista Garota ha innestato il suo intervento su questi passi della Parola, fornendone un’interpretazione di una concretezza disarmante: «L’elemento più poderoso di questa caduta è proprio la morte, non voluta da Dio. Attraverso la colpa dell’uomo, la morte è infatti entrata nell’intero creato. Nella visione profetica però viene superata questa fase laddove si immagina che un giorno il lupo e l’agnello potranno pascolare insieme. Finora però abbiamo completamente fatto di testa nostra, deludendo l’attesa divina. Il Papa tuttavia dice che un Dio capace di rinunciare alla sua potenza fino a farsi inchiodare sulla croce è un Dio che può fare l’impossibile perché ha una potenza che può salvare».

La comune conclusione è dunque quella che, di fronte a questa realtà che ci sovrasta, non ci si può arrendere. Chi ha fede, così come chi non crede, può ben sperare nel ravvedimento dell’uomo, degli stili di vita di tutti e di ciascuno, affinché possano risultare dei miglioramenti per quanto riguarda il nostro saperci prendere cura di questa terra che ci è stata affidata.

Il prossimo e ultimo appuntamento con Terre di mezzo è per martedì 26 aprile, dove assieme a Cristiana Santini e Luca Imperatori si parlerà di come prendersi cura delle relazioni.

Matteo Itri