Brani musicali, canti, riflessione e silenzio. Questi gli aspetti che caratterizzano quest’anno i Quaresimali meditati dal Vescovo che hanno preso il via, lunedì 11 marzo, nella Basilica di San Paterniano. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” è stato al centro della prima riflessione arricchita dagli intermezzi musicali curati dal coro diocesano diretto dal M° Stefano Venturi e dall’organista M° Lisa Bacchiocchi.
“L’evangelista Luca – ha messo in evidenza il Vescovo Armando – è attento a mostrare la grandezza e la sensibilità morale di Gesù: egli è il modello del martire cristiano. Potremmo dire che i martiri cristiani del I secolo, da Stefano in poi, hanno preso le parole, i gesti e le impronte dal primo martire del Nuovo Testamento che è Gesù. Ad esempio, la sua innocenza è particolarmente riconosciuta dal buon ladrone e dal centurione. Gesù ha passato tutta la vita in perenne ricerca degli esclusi e dei peccatori, ora muore tra due ladroni. Ha parlato di perdono e ha predicato l’amore per i nemici: ora non solo rifiuta la violenza, ma perdona i suoi crocifissori e muore per coloro che lo rifiutano. Gesù non si preoccupa di sé – ha proseguito il Vescovo – è venuto a servire non a essere servito. Così sulla croce non si preoccupa di salvare se stesso, ma accoglie prontamente il ladrone pentito. Gesù non si serve della sua posizione di Figlio di Dio per salvare se stesso, ne fa invece occasione di viva testimonianza. Anche nell’ora delle tenebre continua a fidarsi dell’amore, non cede alla tentazione di chi vorrebbe far trionfare l’amore percorrendo strade diverse dall’amore stesso. Gli uomini lo crocifiggono ma egli muore per loro: muore perdonando come sempre ha fatto”.
Il Vescovo si è poi soffermato sul tema della regalità. “Sullo sfondo della morte in croce c’è il tema della sua regalità, una regalità che sulla croce è affermata e schernita. Luca usa una costruzione enfatica “Costui è il re dei Giudei”. E’ il motivo della condanna e vorrebbe significare, nella mente dei capi, la fine dell’assurda pretesa di Gesù. Invece è l’affermazione inconsapevole che proprio lì, sulla Croce, la sua regalità è piena libertà e si manifesta in tutta la sua originalità”.
E poi ancora Luca raccoglie proprio sulla croce tutti i tratti che hanno caratterizzato l’esistenza di Gesù lungo le strade della Palestina, le sue parole e i suoi gesti, il suo insegnamento e la sua cura dei fratelli, soprattutto la sua rivelazione del Padre.
Il primo di questi tratti è il perdono. Ora egli lo invoca per i suoi uccisori, ma già lungo la propria vita lo ha praticato e lo ha annunciato come il gesto di più profondo amore che Dio compie verso l’uomo peccatore e che l’uomo può e deve condividere con i propri fratelli. “Il suo amore misericordioso – ha concluso il Vescovo – è offerto a noi come un balsamo che ci rigenera a vita nuova, da accogliere con profonda umiltà nella fede. L’intero problema del nostro perdono sta nel fatto che dobbiamo essere consapevoli del nostro grande debito verso Dio”.
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