“Penso a tutti i preti che conosco e ai quali voglio bene”. Lettera del Vescovo Armando ai presbiteri nel Giovedì Santo 2020

Ai Presbiteri

Carissimi,

                in questo giorno del Giovedì Santo penso al ministero sacerdotale. Penso a tutti i preti che conosco e ai quali voglio bene. La Parola di Dio mi ha riportato una immagine: il pastore ferito e le pecore del gregge: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge»; e poco dopo si legge: «Ma dopo che sarò risorto vi precederò in Galilea» (Mt 26,31-32).  Prego per tutti i sacerdoti: il ministero presbiterale è un dono straordinario per la Chiesa. Mando un pensiero e un affetto particolare a tutti coloro che sono stanchi, feriti, bisognosi di una rinnovata rivelazione di amore.

Penso a coloro – e solo Dio sa per quali occasioni, problemi, o quant’altro di personale – che si trovano ad aver abbandonato il loro sacerdozio. Oggi per loro è un giorno di sofferenza, dovunque siano, con chiunque siano; insieme ringrazio per tutti i fratelli chiamati alla vocazione sacerdotale.

Come Gesù, guardo il popolo di Dio, immenso, straordinario, disperso, straziato dalla sofferenza, bisognoso di consolazione, di misericordia, di perdono e di fiducia.

Signore, assisti i preti che presiedono l’Eucaristia e la Carità, che confessano i peccati e consolano i cuori.  Rendili forti: «Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge». Signore, nella memoria della tua ultima Cena, parla ancora al cuore dei tuoi figli, manda loro intuizioni piene di fede e di coraggio. Ti prego per le vocazioni sacerdotali.

Il nostro popolo vorrebbe coltivare un po’ di più la sua vita spirituale e spesso, al di là delle pigrizie, non sa da chi andare: non trova le strade o non ha la forza sufficiente, non ha perseveranza o non ha un amico vicino, non ha una chiesa, non ha un prete.

Oggi, nel giorno del sacerdozio, vivrò questa particolare comunione: il prete è un uomo, non è fatto di un legno diverso da quello di cui tutti sono fatti. Egli anche dopo che la destra di Dio, attraverso le mani del Vescovo, si è posata su di lui, continua a condividere la sorte dell’uomo: la sorte dei deboli, la sorte di quelli che sono stanchi, di quelli che piangono, di quelli che si scoraggiano o si sentono inadeguati e peccatori … Eppure, i preti proclamano la fede che vince il mondo, e portano la grazia che trasforma i peccatori e i perduti in sani e redenti. Dicono con la loro povera umanità: vedete, Dio ha misericordia di uomini come noi. Noi sappiamo di portare il tesoro di Dio in vasi di creta, sappiamo che la nostra ombra offusca talora la divina luce che dobbiamo portare, sentiamo che Dio ha posato il fardello troppo pesante della sua grazia sul nostro capo.

Il Signore ci conceda la grazia di restare fedeli anche quando gli altri sembrano non interessarsi, anche quando i risultati che vediamo non sembrano rendere ragione di tante fatiche e sacrifici. Il corpo di ogni prete è un torchio dove si spremono le olive, facendo grondare di letizia e di esultanza la comunità cristiana, oltre che la propria esistenza personale. Nessuno di noi presbiteri deve poter mai rinunciare, per nessun motivo, alle potenzialità derivanti da quella fragranza di cui siamo unti.

So che il Signore mi concederà di saper restare con Lui. La sua fedeltà mi renderà fedele.

Un immenso augurio e una grande preghiera reciproca.

 

Dalla residenza vescovile – Fano, Giovedì Santo 2020

 + Armando Vescovo