Ogni anno nel tempo di Pasqua, i diaconi della Diocesi vivono insieme un momento di riflessione e preghiera, occasione privilegiata di comunione di tutto gruppo dei diaconi permanenti, dono riscoperto dal Concilio Vaticano II che ha dato tanti frutti anche nella nostra Chiesa. Così, dopo essere stati annullati nel 2020 a motivo della pandemia, finalmente è stato possibile vivere gli esercizi spirituali residenziali in presenza, sempre nel rispetto delle normative di contenimento del contagio, dal pomeriggio di venerdì 30 aprile a domenica 2 maggio scorso, presso Villa Bassa di Prelato. È stato lo stesso Vescovo Armando a predicare gli esercizi, proponendo la riflessione sul testo della “lavanda dei piedi” (Gv 13,1-17.34-35). Il titolo del percorso, infatti, “Li amò fino alla fine – meditazioni sul passo della lavanda dei piedi”, esprime in sintesi il senso dell’itinerario delle sette meditazioni del Vescovo attorno alla centralità dell’essere “testimoni di Cristo, Servo per Amore”, ciascuna supportata da una dispensa scritta dal Vescovo con la sua riflessione, domande per la meditazione personale, testi di approfondimento spirituale. Ecco alcune tracce:
Prima riflessione “Il contenuto della Carità: l’Amore” che vogliamo riassumere nella frase: Il discepolo della carità, non è uno che “ama i poveri”, ma piuttosto uno che ha fatto dell’amore la sua scelta prioritaria di vita.
Seconda riflessione “L’origine della Carità: il Padre” ovvero: L’amore è la presenza di Dio in noi e per questo esso diventa estremamente contagioso, esplosivo, incontenibile, fino a straripare e a comunicarsi a tutti, senza nessuna esclusione sempre, dovunque, totalmente.
Terza riflessione: “La via della Carità: il servizio” ovvero: Per seguire Cristo non c’è altra strada che quella del servizio. Solo una chiesa capace di servire l’uomo del suo tempo è credibile
Quarta riflessione “Il presupposto della Carità: la Comunione”, ovvero: La comunità è la forma concreta della comunione e il discepolo è attento a superare le divisioni da cui non può nascere mai il servizio ma solo la ricerca di sè stessi.
Quinta riflessione “Lo stile della Carità: dare e ricevere”, ovvero: Il discepolo deve essere una persona capace di dare ma anche di chiedere e di ricevere aiuto, consiglio, collaborazione per questo crea un clima di familiarità con i soggetti più poveri perché si realizzi con essi uno scambio vitale e reciproco.
Sesta riflessione “Il modello della carità: il servo Gesù”, ovvero: Il discepolo non agisce per istinto, per sentimentalismo, in base alle sue passioni alterne ma fa scaturire il suo servizio dalla conoscenza di Gesù Cristo e dalla scelta consapevole di averlo scelto come maestro e Signore della vita.
Settima riflessione “la prospettiva della carità: l’impegno concreto”, ovvero: Il discepolo vive il servizio con gioia e dal servizio gratuitamente prestato vede scaturire una gioia più grande che lo ricompensa di quanto ha dato.
Come si evidenzia molteplici sono stati gli obiettivi del percorso che il Vescovo ha voluto stimolare indicando i contenuti teologici che stanno alla base del ministero della carità, ipotizzando un cammino di conversione personale e comunitario alla carità, approfondendo la dimensione ecclesiale, pastorale, pedagogica e sociale della carità e infine individuando il legame profondo e necessario che esiste tra comunità ecclesiale e carità, tra solidarietà e giustizia, tra scelta dei poveri e impegno socio-politico”
Oltre ai diaconi, alle loro mogli, a quanti sono in cammino verso il diaconato permanente, quest’anno per la prima volta l’esperienza degli esercizi è stata condivisa anche con l’ordo virginum ovvero delle donne consacrate nel mondo, anch’esso riconsegnato alla vita della Chiesa dal Concilio. Si è pertanto sperimentato una preziosa opportunità di incontro, conoscenza e comunione tra diverse esperienze di fede e di vita, diaconi celibi, famiglie diaconali, donne consacrate, attorno all’unico Vescovo, piccolo segno di una chiesa “plurale” che segue e annuncia l’unico Maestro e Signore. Questa piccola nuova esperienza si può certo collocare all’interno del percorso diocesano in atto che vede nell’ascolto, nella conoscenza, nella valorizzazione di tutti i fratelli e le sorelle, della loro storia, del dono che il Signore fa a ciascuno, la via maestra per riconoscere la Sua presenza viva e operante nel quotidiano. Tocchiamo ancora con mano oggi, come in ogni tempo, come nella prima comunità cristiana, che il Signore non fa certo mancare alla sua Chiesa i doni adatti ad ogni luogo e tempo per sperimentare e annunciare a tutti, ma proprio a tutti, il suo Vangelo. A ciascun battezzato la responsabilità di riconoscere l’opera dello Spirito in atto e rispondere con il dono della propria vita, per “amare sino alla fine” come Lui.
Lucio Diotallevi e Roberta Mei