Le esequie di Davide e Fabio Zandri

“Occorre oggi ‘frequentare’ il silenzio”

“In questa giornata così triste, l’unica certezza che abbiamo è che Dio è con noi, tutti qui riuniti come comunità che condivide tutto, condivide la vita e, con essa, anche il dolore. E lo facciamo proprio come una grande famiglia, il luogo della condivisione per eccellenza, rappresentata per l’occasione anche dalle tante realtà qui presenti, parenti, amici, ragazzi, bambini, e dalle autorità civili e militari presenti, confratelli sacerdoti e diaconi”. Con queste parole don Matteo Pucci, parroco di Calcinelli, ha esordito nell’omelia della Santa Messa, martedì 12 luglio, durante la quale sono state celebrate le esequie di Davide e Fabio Zandri, il padre e il figlio di appena 8 anni morti in mare nella tragica mattinata di sabato 9 luglio, lasciando la moglie e mamma Stefania e altri due figli e fratelli. “Questi sono i giorni delle domande, e tra esse una in particolare… “perché?” Sono tanti i perché che l’uomo si fa, unico tra gli esseri viventi: non sono tutti uguali, i perché, vanno distinti. Se ad alcuni è possibile dare una risposta, per il PERCHE’ più importante, quello che da’ un senso alla vita, quello che ci spiega il motivo per cui domani dovremo andare avanti, gioire di nuovo, faticare di nuovo, nonostante tutto, spesso non abbiamo una risposta, almeno non una esauriente. Allora chiediamo aiuto alla Parola di Dio, perché in essa sappiamo di poter trovare un aiuto, uno spiraglio che ci indichi la direzione che porta alla comprensione di ciò che accade. Dobbiamo ascoltare il nostro cuore in profondità – ha proseguito don Matteo – e farlo nel silenzio: non darla vinta alla tristezza, allo sconforto e ricercare la presenza di Dio in noi, là dove lui si fa trovare, nel nostro cuore. E poi il Vangelo, narrante l’episodio di Gesù che – fermando il corteo funebre dell’unico figlio della vedova di Nain – tocca la bara e riporta in vita il ragazzo.

Possiamo immaginare che Gesù è qui tra noi, di nuovo, a toccare queste bare, non quelle di legno, ma le bare che sono in questo momento i nostri cuori, con la morte dentro. Perchè non c’è cosa peggiore della morte interiore, e se contro la morte del corpo possiamo fare ben poco, molto di più possiamo fare noi perché il dolore non ci atterrisca, non ci blocchi per sempre, non ci convinca definitivamente che niente vale più la pena. Allora crediamoci! Convertiamoci! Abbiamo bisogno della verità sempre, in particolare i nostri ragazzi, e noi abbiamo la verità del Vangelo, quella che ci fa essere convinti che vale davvero la pena credere in Gesù. Io ci credo, credo che sabato mattina Gesù era con Davide e Fabio al mare, ed è morto di nuovo con loro per portarli con sé nella sua gloria. Io non ho una risposta pronta al PERCHE’ più importante… ma – rivolto ai ragazzi – ho voglia di vivere ogni minuto di questa vita al massimo, perchè vale la pena: spero che tutti vogliate farlo con me”. Il Vescovo Armando, lontano per impegni pregressi, ha voluto lasciare una lettera alla famiglia letta durante le esequie e di cui ne riportiamo il testo integrale:

Carissimi, moglie, mamma e figli,

lontano per impegni pregressi mi accosto con delicatezza e rispetto al vostro immenso dolore, con affetto ed intima preghiera, tramite il Parroco don Matteo.

Occorre oggi ‘frequentare’ il silenzio, diventare pensosi:

  • dalla emozione alla riflessione
  • dalla riflessione alla meditazione
  • dalla meditazione (per chi ci riesce alla preghiera

per capire e, se possibile col tempo, accettare il mistero della sofferenza non spiegabile

Il Salmo 44,24-27 …

“La nostra gola è immersa nella polvere…”

“Alzati… vieni in nostro soccorso…”

“Perché nascondi il tuo volt…”

“Salvaci per la tua misericordia…”

“Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte! Che egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e  la morte, creasse un mondo migliore!”

Occorre entrare nel silenzio di Dio, saperlo sopportare… Anch’Egli è con noi nell’orto del Getsemani: sola risposta al grande silenzio…

Credere in Dio e in Gesù in situazioni così tragiche per una famiglia (la morte di un figlio e la morte di un padre insieme) non implica sbarazzarsi del peso dei problemi tragici e angoscianti. A volte significa prendere la croce e seguirLo fedelmente.

Io non credo in “fedi senza ferite”, in una Chiesa senza ferite, in un Dio senza ferite. Solo il Dio ‘ferito’, Crocifisso, attraverso la nostra fede ferita, potrebbe guarire  il nostro cuore ferito.

La morte è parte della nostra vita. Ma in pieno buio.

Lui, il Cristo, è con noi e ci accompagnerà, asciugherà le nostre lacrime e le raccoglierà con cura nella sua brocca.

Non potrà impedire che le versiamo.

 

Ci amavamo… ma , Signore,

non abbiamo finito di amarci.

Dalla residenza vescovile in Fano

+ Armando Vescovo