Martedì 9 maggio il Vescovo Armando ha presieduto la celebrazione eucaristica in occasione del Santo Patrono di Cagli, San Geronzio, presso la concattedrale di Santa Maria Assunta, alla presenza delle istituzioni civili e militari e di una ricca partecipazione di fedeli giunta a dare l’ultimo saluto al Vescovo prima dell’insediamento del suo successore. A seguire, come ogni anno, la processione fino alla chiesa del santo patrono, luogo del suo martirio, con la partecipazione del Corpo Bandistico Città di Cagli.
“Non abbiate paura di fronte alle fatiche di vivere e a quelle del nostro tempo – ha esordito il Vescovo Armando rivolgendosi ai cagliesi – ci sono miriadi di santi e testimoni e di credenti che in ogni angolo del mondo vivono nell’esempio di Gesù”. Ha incentrato la sua meditazione sul tema della speranza ovvero “accogliere il presente come è e non come vorremmo, non vivere solo di nostalgia ma anche di futuro, con i piedi per terra, riconoscere il bene che deve venire, perché il domani dipende da te e da me. Ci sono vari modi e condizioni di accogliere il presente, così com’è, senza miserabilismo o illusioni o fughe in avanti o pessimismo rancoroso. Si tratta di dare qualità all’oggi, a questa chiesa e a questa comunità. Diceva il mio vecchio vescovo: fate bene le cose che state facendo. Sperare significa discernere ciò che avviene e che può avvenire nel presente – ha concluso il Vescovo – quando tutto è perduto i cristiani sono là, saldi nella speranza e fermi nella fede”. La stessa speranza che pervade i fedeli nell’accogliere il nuovo vescovo. “Siete stati graziati, una bella figura, che farà del bene a tutti”, è il commento finale del Vescovo Armando, che si è lasciato andare anche in un ricordo personale, al termine dei saluti e degli interventi del parroco di San Pier Damiani, don Gabriele Bongarzoni, quello della Parrocchia del Duomo don Diego Fascinetti e infine del sindaco di Cagli, Alberto Alessandri.
“La mia vita è stata segnata da grandi soddisfazioni ma anche sofferenze. Il tumore è stato una grazia, mi ha fatto avvicinare a tanta gente. Dodici anni di chemio sono tanti, ma per superare certe malattie bisogna avere passione. Come un padre o una madre, se ti innamori di un territorio guarisci e allora ce la fai ad andare avanti”.
a cura di Francesco Gnagni