A Rosciano si è tenuto un incontro per famiglie

La famiglia aiuta la comunità a vivere la profondità dell’amore

Il vespro di domenica 24 settembre, organizzato dalla Pastorale Familiare in occasione della dedicazione della chiesa di Santa Maria in Rosciano, ha visto una numerosa partecipazione delle famiglie della Diocesi. La riflessione di don Marco Presciutti ci ha aiutato a comprendere sempre più il ruolo della famiglia come trasparenza dell’amore di Cristo per la Chiesa.

Riportiamo, a conclusione della riflessione, tre piccole sottolineature per gli sposi.
Dall’acqua al vino dell’ebbrezza – dalla legge all’amore – dal matrimonio alle nozze perché solo chi è fuori di sé ama davvero. Quanto è importante ravvivare, all’interno della coppia e della casa, questo amore che non calcola, che si alimenta della gioia, che porta all’estroversione, che si dice nella tenerezza e nella fedeltà e nel dolore. Un amore che è eros, bisogno, passione, carne e filìa, amicizia, complicità, ma anche gratuità, oblatività, decentramento, estroversione. Una famiglia è cristiana se non diventa esclusiva, se considera parenti, fratelli e sorelle anche coloro che non lo sono per il sangue. La famiglia cristiana è inclusiva, fa diventare intimi coloro che sono prossimi avvicinandosi e coinvolgendosi con loro.

La famiglia aiuta la comunità a vivere la profondità dell’amore e la sua concretezza, la comunità spinge e insegna a vivere un amore tendenzialmente universale e inclusivo. Vorrei concludere con uno stralcio tratto dal libro di don Giorgio Mazzanti (Teologia Sponsale e sacramento delle nozze, simbolo e simbolismo nuziale, 2004 EDB) sulle molteplici forme della fecondità coniugale.

“La prima sorprendente e paradossale fecondità coniugale degli sposi non è l’immediatezza del figlio, ma la presenza stessa di Dio. L’amore nuziale chiama, in-voca Dio. Come Dio si comunica agli sposi nel Signore? Presenziandosi lui stesso nell’amore scambiato vicendevolmente tra l’uomo e la sua donna e viceversa. Si verifica qui come una prima fecondità: l’amore vissuto degli sposi fa presente Dio. Il loro amore è la camera nuziale, il santo dei santi per la sua presenza. Amandosi nel Signore gli sposi si donano il Signore stesso. Egli scende tra loro; la sua presenza abita la compresenza degli sposi. Generando la presenza del Signore, in Lui e grazie a Lui, conoscono se stessi e si generano a vicenda. L’amore non solo fa presente Dio, ma fa presente gli sposi a sé stessi e l’uno all’altro. L’amore nuziale è pure una generazione vicendevole degli sposi tra di loro. Tutto ciò determina tra gli sposi una loro precisa configurazione. La loro relazione come tale genera con e in loro il disegno che Dio aveva previsto per loro. Si tratta come di un compito, di una vocazione: di una missione. Favoriscono la vita, la crescita del Regno. E all’interno di questa più ampia fecondità che si specifica la generazione del figlio, la quale, quindi non appare né un “primo”, nè un “assoluto” coniugale. È un momento del mistero coniugale. In un certo senso lo esprime lo verifica; ma nello stesso tempo lo porta al suo superamento: al superamento della generazione e della realtà nuziale stessa”.

a cura di Carlo e Nicoletta
direttori Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare

SCARICA QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA RIFLESSIONE DI DON MARCO PRESCIUTTI