Sull’assegnazione del Premio Nobel per la medicina a Robert Edward, padre della fecondazione assistita, offriamo due pareri da parte di due qualificati esponenti in materia. Don Giorgio Giovannelli, docente di Bioetica e delegato diocesano per il Centro di Bioetica di Fano e il Prof. Francesco Amaduzzi, Presidente dell’associazione “La Famiglia” di Fano. “Se consideriamo la sostanza e, quindi, che cosa succede in una fecondazione artificiale – afferma Don Giovannelli – l’assegnazione del Premio Nobel per la medicina a Robert Edward – autore, potremmo dire, di questa metodica – suscita perplessità. A monte di tale pratica esiste – anche se non sempre cosciente negli operatori sanitari e negli utenti – una precisa considerazione dell’embrione umano che non attribuisce ad esso lo status di persona fin dal primo momento del suo concepimento. Se cosi fosse, infatti, alla persona sarebbe dovuto il primo di tutti i diritti e cioè quello di nascere da un atto di amore dei genitori che, necessariamente, vede l’avvento di una nuova vita come conseguenza dell’unione personale, corporea e spirituale, degli sposi che decidono di chiamare all’esistenza un nuovo essere. Credo che sia il diritto di ciascuno di noi quello di poter affermare di essere nato da un atto di amore dei nostri genitori e, siccome l’amore possiede anche una sua dimensione corporea, delegare l’atto coniugale ad un’equipe medica significa alterare la verità della generazione umana che non è solamente questione di biologia”. Anche il Prof. Amaduzzi esprime perplessità e confusione, evidenziando che il problema non è il faslso l’oscurantismo della Chiesa, ma è un’altra questione. “L’attuale assegnazione del premio lascia perplessa quella parte del mondo scientifico – precisa il Prof. Amaduzzi – (e non solo) che non ha rinunciato alle proprie radici ippocratiche e che non rimane imprigionato nella logica automatica ed irrazionale che corrisponde all’equazione: tecnicamente fattibile, quindi eticamente giustificabile. E’ interessante leggere i titoli dei giornali che esprimono impressionante presunto contrasto tra Chiesa e Scienza senza minimamente entrare nel merito delle questioni. Siamo fuori tema. L’argomento in discussione non è questo. E’ una palese e volgare scusa per non dire le cose che vanno dette. Non vi è dubbio – sottolinea il Presidente de “La Famiglia” che una quota rilevante di bambini nascono ormai con la fecondazione artificiali; ormai due studenti per ogni classe sono “figli di una provetta”, ma a quale prezzo? Dobbiamo tornare a ridefinire “umanità silenziosa” quel misterioso grumo di cellule diventato oggetto alla mercé di qualcuno piuttosto che prodigio meritevole di straordinaria attenzione. Per ottenere un figlio in braccio – dice il Professore Amaduzzi – occorre ad oggi “perdere”, ben che vada 7-8 embrioni; silenzio assoluto sulle percentuali di malformazioni, parti prematuri etc. Una scienza che nasconde la realtà non è tale ed è paradossale che la voce della Chiesa sia necessaria per riportare la ragione a non chiudere gli occhi di fronte al male che siamo in grado di procurarci”. Prosegue don Giovannelli: “A questo dobbiamo aggiungere il fatto che la fecondazione artificiale, nelle sue varie metodiche, possiede un elevato tasso di abortività: non tutti gli embrioni impiantati raggiungono il termine della gravidanza. Si potrebbe subito obiettare che anche la natura vede, nei suoi cicli naturali, l’eventualità dell’aborto spontaneo; questo è vero ma un conto è che la morte sopraggiunga per cause naturali, un conto è che la nostra azione sia più o meno remotamente causa della morte di un individuo. Si aggiunga, poi, la questione degli embrioni soprannumerari crioconservati. Sappiamo che, solo in Italia, il loro numero è elevatissimo; persone congelate in attesa di destinazione e, molto probabilmente, destinate a perire. Facendo nostre le parole di S. E. Mons. CARRASCO DE PAULA Presidente della Pontificia Accademia per la Vita – conclude Don Giovannelli –, affermiamo che ”Edwards non ha, in fondo, risolto il problema dell’infertilita’- che e’ un problema serio – ne’ dal punto di vista patologico né epidemiologio. Insomma non e’ entrato nel problema: ha trovato una soluzione scavalcando il problema dell’infertilità”. ‘Bisogna aspettare – conclude Carrasco – che la ricerca dia un’altra soluzione, anche più economica e, quindi, piu’ accessibile della fecondazione in vitro, che tra l’altro presenta costi ingenti”.
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