Il filo conduttore del Quinto Quaresimale, guidato dal Vescovo lunedì 18 marzo nella concattedrale di Pergola, ha avuto come tema la Prima Lettera ai Corinti (1Cor 4,10).
“L’apostolo come martire, come perseguitato, disprezzato da tutti – ha sottolineato il Vescovo – ricorda ai membri della comunità che questa è la via, che la comodità che vivono forse è in dissonanza con l’esempio offerto dal fondatore. Rispetto alle discussioni inutili sui doni che uno possiede e sulle capacità che ognuno ha, Paolo richiama il senso profondo della croce e cerca di sgonfiare l’orgoglio dei Corinti, riconducendoli alla vera portata dell’annuncio di Cristo morto sulla croce.
Rispetto alla gara per chi è più bravo, a chi se la cava con più capacità nel mondo – ha affermato il Vescovo – Paolo dice ai Corinti che l’unica via è quella percorsa da Gesù sul Calvario. Si produce così una specie di contrasto: mentre gli uni vogliono salire, vogliono assurgere a bravi retori all’altezza dei filosofi del tempo, l’apostolo scende a imitazione di Cristo; mentre gli uni confrontano i discorsi e si vantano della bravura oratoria, Paolo si rifà alla stoltezza e allo scandalo della croce. Questa sera, questo contrasto si produce nella vita stessa che c’è tra il fondatore e i membri della comunità di Corinto. Certamente Paolo pone un segno di contraddizione, invita alla conversione. Paolo ci dice che è giunto il tempo di recuperare la potenza dell’annuncio della croce senza fare leva sulle parole ricamate su un bel discorso, che sono vuote e prive dell’esperienza di salvezza”.
Il Vescovo ha, poi, ricordato i missionari e gli operatori pastorali martiri, uccisi a causa del Vangelo e della loro fede. “Questa loro testimonianza – ha evidenziato Mons. Andreozzi – ci sprona a essere più autentici nella nostra vita di fede e a sgonfiarci rispetto a ciò che non è essenziale, che non serve, a rimettere i piedi per terra volgendo lo sguardo verso la croce e verso l’annuncio di salvezza che ne deriva. L’esperienza dei martiri ci restituisce una fede radicale, ci riporta a un’esperienza di vita che ci fa constatare come Gesù abbia sofferto a causa del Vangelo e come gli apostoli abbiano imitato Gesù nella loro condotta di vita. Quando la comunità di Corinto assomiglia un po’ troppo ai circoli accademici della Grecia del tempo, Paolo si sente in dovere di restituire la forza del Vangelo e di ritornare alla croce come scandalo e come stoltezza per il mondo. Accogliamo l’esperienza dei martiri e il richiamo dell’apostolo che, attraverso la sua ironia, ci presenta la forza del dono della vita e ci ricorda che questo sta all’inizio del cammino della fede. Quando nella vita facciamo esperienza della croce – ha concluso il Vescovo – siamo nella disponibilità a capire la vita così come Dio l’ha pensata, così come Dio ha voluto che fosse quella del suo Figlio: una vita che ogni giorno partorisce amore”.
- Home
- Vescovo
- Diocesi
- Uffici e Servizi
- Curia
- Comunicazione
- Metropolia
- Documenti
- Giubileo 2025
- Cerca